Anche quest’anno Rear ha partecipato con convinzione al DisFestival, la rassegna che Torino dedica alla Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità e che, edizione dopo edizione, è diventata uno dei simboli più riconoscibili di una città che sceglie l’inclusione come orizzonte culturale. Promosso dalla CPD – Consulta per le Persone in Difficoltà insieme alla Fondazione CRT nell’ambito dell’Agenda della Disabilità, il festival ha animato la città con incontri, spettacoli, laboratori e momenti di confronto capaci di unire linguaggi differenti in un unico grande racconto collettivo.
L’edizione 2025 ha confermato la vocazione del DisFestival a rendere la disabilità un tema contemporaneo e condiviso, superando barriere ancora troppo diffuse e aprendo spazi in cui ciascuno possa sentirsi rappresentato. Torino, per dieci giorni, è diventata un luogo di partecipazione diffusa, dove cittadini, istituzioni, famiglie, artisti e professionisti si sono incontrati per riflettere insieme su cosa significhi oggi costruire una società più equa, accessibile e consapevole.
Per °Rear, che quotidianamente opera nei musei, nei teatri e nei principali luoghi della cultura, il DisFestival non è semplicemente un appuntamento annuale, ma un’occasione per ribadire l’importanza di un impegno che attraversa l’intero arco delle attività della cooperativa: garantire che ogni esperienza culturale sia realmente accessibile, accogliente e inclusiva. Lavorare in questi spazi significa riconoscere che la cultura appartiene a tutti e che tutti devono poterla vivere senza ostacoli.
In questo senso, la partecipazione al festival si inserisce in un percorso più ampio che Rear porta avanti da anni, fatto di formazione, sensibilizzazione e attenzione quotidiana ai bisogni delle persone. Un percorso che non riguarda soltanto il modo in cui la cooperativa offre i propri servizi, ma anche la visione più profonda di ciò che rappresentano i luoghi della cultura per una comunità.
A sottolinearlo è Valeria Cardone, Direttrice del Personale di Rear, che commenta:
«Partecipare al DisFestival significa ricordarci quale debba essere il senso profondo del nostro lavoro. Rear opera ogni giorno nei musei, nei teatri e nei luoghi della cultura, spazi che esistono per accogliere e mettere in relazione le persone. Ma non possono dirsi davvero tali se non sono accessibili a tutti, senza eccezioni. Iniziative come il DisFestival ci aiutano a mantenere viva questa prospettiva: ci invitano a riflettere, a migliorare i nostri servizi, a costruire esperienze che non lascino indietro nessuno. È un impegno che portiamo avanti con responsabilità e con la consapevolezza che l’inclusione non è un risultato da raggiungere una volta per tutte, ma un processo quotidiano che riguarda ciascuno di noi.»




